Les 3 Cols

Ed ecco che con grande piacere, e forse oserei dire anche un po’ di sana emozione, torniamo a scrivere sulle pagine di questo blog.

Qualche mese di silenzio, ma anche di attesa e pianificazione! Abbiamo atteso la neve, abbiamo lavorato e pensato ai progetti futuri, fino a che il futuro non è diventato presente. 

Ci ritroviamo a caricare la macchina, con corde, caschetto e imbrago ma questa volta anche con gli sci. Andiamo in Francia, a Chamonix. Marco ha adocchiato un bel giro, una grande classica ma piuttosto lunga, e per questo un po’ meno frequentata. Il percorso si chiama “Les 3 cols”, e ripercorre l’inizio della Haute Route Chamonix-Zermatt.

Abbiamo trovato da dormire in un piccolo appartamento vicino al centro di Chamonix, che scopriamo poi essere gestito da una guida locale. Tutto casca a pennello per avere maggiori informazioni sulle calate che dovremmo fare, nell’ottica di cercare di essere il più leggeri possibili con le corde che dovremmo portarci. La guida ha cercato di farci cambiare idea proponendoci un giro più corto, e dove ci saremmo dovuti portare decisamente meno metri di corda.

Insomma, per farla breve, nonostante la proposta alternativa, anche a questo giro non partiamo light visti i 60m di corda che si carica Marco a cui si aggiungono i miei 50: abbiamo deciso di rimanere fedeli al nostro piano.

Partiamo con i primi due impianti da l’Argentiere – Grand Montets, che ci portano all’inizio del buio traverso che dobbiamo fare prima di poter vedere il sole, togliere le pelli, e sciare i primi 500m di sul Glaciers des Rognons. Per me è la prima volta con gli sci ai piedi vicino ai seracchi. Gli occhi sono ipnotizzati e affascinati allo stesso tempo da tutto ciò che ci sta attorno. La mente è un turbinio di emozioni.

Arriviamo nel piano prima della seconda salita, sul Glacier de Chardonnet. Circa 750m che ci porteranno al primo colle di oggi, tra l’Aiguille de Chardonnet e l’Aiguille d’Argentiere. La temperatura è perfetta, il sole spende potente e gli zaini sono una bella zavorra. L’ambiente con tutta la sua bellezza sovrasta facilmente quella disinvoltura che uno pensa di avere, facendomi optare senza troppi ripensamenti, dopo le prime inversioni, per la soluzione più comoda e sicura: mettere i rampant.

Il mio passo è più lento di quello di Marco, ma comunque in poco più di 3 siamo in cima e ci prepariamo per le calate. Ci era stato detto che forse avremmo trovato una corda fissa sul posto ma per essere sicuri abbiamo deciso comunque di portare le nostre. La corda c’è, nonostante non arrivi oltre alla terminale. Decidiamo di calarci su questa e di disarrampicare gli ultimi metri.

Il panorama che ci si apre davanti è stupendo. Immenso. Siamo nel mezzo di un anfiteatro di granito rosso, cime appuntite come i cappelli di una strega e distese bianche ai loro piedi. In lontananza si vede il Grand Combin. Ci troviamo in una parte del massiccio del Monte Bianco a me totalmente sconosciuta. Siamo sul ghiacciaio della Saleina. Scendiamo per qualche centinaio di metri prima di ripellare verso il secondo colle. La fame si fa sentire, addentiamo mezzo panino ma decidiamo di proseguire velocemente verso terzo colle, il Col du Tour. 

Il mio Suunto segna che più o meno siamo a metà strada, 9km percorsi tra salita e discesa. 1435m di salita e per ora solo 800 di discesa. Dobbiamo arrivare a poco meno di 3000m di discesa!

Arrivati al col du Tour se prima quello che vedevamo mi sembrava vasto ora ancora di più. La luce nel frattempo si è fatta più morbida e la mente si è pian pianino abituata alla vista di seracchi e crepacci, seppur nelle ultime ore solo in lontananza. 

Un po’ mi emoziono. Sarà che è la prima “grande avventura” negli ultimi mesi, sarà l’attesa di questa, sarà preparare le borse per partire insieme, sarà l’ambiente del ghiacciaio, sarà un mix di tutto, tra cui volersi godere appieno queste esperienze.

Mangiamo il resto del cibo e beviamo gli ultimi sorsi d’acqua. Ci caliamo sul Glacier du Tour (almeno abbiamo portato le corde per qualcosa 😉 ) e da qui inizia una discesa plaisir e divertente fino a valle.

Ad un certo punto alla nostra destra di staglia una muraglia di seracchi dal colore azzurro accesso. Scatto qualche foto e tra me e me penso a quanto tutto questo potrà durare.

Ci godiamo la discesa ed il panorama, siamo soli e soli siamo stati tutto il giorno, tranne un breve incontro con tre finlandesi, che poi hanno preso un’altra traccia, prima della calata.

Io arrivo in fondo per la prima volta nella stagione con le gambe stanche dalla discesa e non solo dalla salita. Marco invece se la gode leggero nelle gobbe dell’ultimo boschetto. Un giro di mega soddisfazione che ci appaga e ci rende felici, concluso in 7h ore e mezza e 19km dopo.

Il giorno seguente ci svegliamo carichi e decisi per affrontare una nuova scialpinistica nel cuore del Monte Bianco. Le gambe sembrano essere relativamente fresche ma purtroppo aprendo le tende ciò che non è assolutamente dalla nostra parte è il meteo. Tutto coperto e velato. Andare nel ghiacciaio con poca visibilità, per la prima volta in quelle zone, non è sicuramente la scelta più intelligente quindi “ripieghiamo” sulla grande classica Valle Blanche. Non che lì non sia pericoloso, ma almeno dato l’ingente numero di persone e guide che la percorrono ogni giorno, qualche silhouette da seguire la troveremo sicuro 😉

Tentenniamo già nelle prime centinaia di metri. Bianca è bianca di sicuro la valle, white out totale!

Ed è proprio in quel momento, mentre aspettiamo che si alzi un pelo la nebbia, che si avvicinano due ragazzi americani di Jackson Hole. Hey voi cosa fate? Mah abbiamo cambiato piano, e voi? Idem! Sciamo insieme!? Certo!

Ed ecco che una giornata grigia si è trasformata in una piacevole sciata con una compagnia allegra e del tutto inaspettata! Andrew e Jack sono due ottimi sciatori e due persone davvero interessanti! Tra una curva e l’altra chiaccheriamo, scopriamo pure di avere degli amici in comune. Condividiamo con loro una Valle Blanche, una prima per tutti, le scale (ogni anno più lunghe, ahimè) che ci portano al caffè prima del tragitto nel famoso treno rosso che ci riporta a Chamonix. 

Mi hanno sempre affascinato questi incontri inaspettati che si rivelano così in sintonia e “facili”, e quando succedono mi piace davvero pensare “ognuno attrae quello che è simile a se”. Only good vibes! 

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