La Demande

È la seconda volta che quest’anno andiamo in Verdon e sempre con lo stesso obbiettivo, andare a fare La Demande. La Demande è una via storica aperta nel 1968, la prima via nel settore dell’Escale, la più lunga del Verdon con i suoi 330 metri per 12 tiri. È famosa per i suoi diedri, le sue fessure e soprattutto i suoi “simpatici” camini finali! 

In Verdon le vie sono bellissime, il paesaggio che le circonda è da paura da quanto è affascinante, e l’esposizione è spesso garantita. Una particolarità di questo canyon con acqua cristallina al suo interno è che, per la maggior parte dei casi, qui l’avvicinamento si fa calandosi lungo via. Appunto, per la maggior parte dei casi. Per La Demande invece no. La sua linea è troppo articolata, quindi si parte dal basso. Prima complicazione. Si deve lasciare la macchina all’inizio del sentiero Martello, lo si segue per circa 40 minuti fino ad arrivare all’attacco della via, per poi finire 330 metri più in alto a pochi minuti a piedi dal belvedere della Carelle. Da lì si deve poi cercare un passaggio per il rientro fino alla macchina (circa 12 km) sperando di essere caricati (entrambi), il prima possibile! 

A Eydallin le cose troppo facili non piacciono mica 😉

La Demande ha la fama di essere una via duretta, nonostante sulla carta i gradi non siano tali tali. Ma la spittatura è eterna, i tiri sono da integrare e lo stile non è quello classico a cui siamo più o meno abituati. Senza considerare gli evidenti segni del passaggio delle cordate che l’hanno percorsa in tutti questi anni a seguito della sua fama, che hanno reso la roccia bella lucida in diversi punti. Morale, la relazione ed il grado, a mio parere, non sono decisamente da sottovalutare.

A giugno, quando siamo andati in Verdon per la prima volta, vari motivi (tra cui un dito che si è mezzo aperto ed il troppo caldo), ci hanno fatto cambiare idea sui nostri piani. Ora però la temperatura è perfetta, le dita sono intatte ed il meteo sembra essere buono. 

Attacchiamo La Demande!!

Il primo tiro ci sconforta un po’, bello sì, ma piuttosto unto. In sosta ci sono dei cordini di abbandono ed una maglia rapida. Forse non sono in pochi a tirarsi indietro dopo questo tiro d’iniziazione.

Noi proseguiamo, d’altronde non può che migliorare! E così è stato. L’unto è diventato gestibile, i tiri sono molto belli (non scontati) ed insieme ci divertiamo, tra un mio verso e l’altro, su queste fessure che devo ancora capire bene da che parte prendere.

Le prime 6 lunghezze ci volano, dopo 2 ore e mezza siamo a metà.

Adesso arriva il bello: un camino lunghissimo da affrontare in alcuni tratti anche “belli spalmati di schiena”. 

Dietro di noi c’è cordata con una guida francese. Sento la guida che dice alla sua cliente “Wonderful chimenee (camino)”. Wonderful un cavolo, penso io!!! Rido! Se ne accorge e mi dice “Why don’t you like the chimenee?! You gave it all on that?!” “Sure, I gave it all”! 

Tra una strusciata di schiena, una spaccata ed un passaggio a cavallo del famoso ginepro di L11 (guardate il video per capire) in altre 3h30 siamo in cima.

Un bel viaggio. Duro, perché senza Marco non ne sarei mai venuta a capo, ma di grande soddisfazione.

Ne è proprio valsa la pena! 

Selfie di vetta. Aggiungiamo un sasso all’ometto che segna il sentiero. 

Un’altra avventura, un’altra bellissima esperienza insieme.

Non è finita però, ora manca ancora l’autostop finale per tornare alla nostra macchina 😉 

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