il Cervino

Alice: Con Marco abbiamo fatto tante avventure ma se dovessero chiedermi quale è stata fino ad oggi la più emozionante la risposta è facile e immediata: la salita de Cervino. La verità è che il Cervino non è stato programmato, non era nei nostri piani e non era un mio sogno cassetto, o almeno non nell’immediato. Credevo che non rientrasse nelle mie corde e quindi il pensiero era, “prima o poi lo faremo”.

Fino a che, in una tranquillissima serata di metà settembre, davanti ad una sana birretta ed a discorsi leggeri appena imbastiti in compagnia di alcuni ragazzi che avrebbero seguito il mio corso di fotografia il giorno successivo, ricevo un messaggio da Marco: “Settimana prossima Monviso e Cervino. Sono gasato”. Rispondo d’impulso: “Bomba!!!”.

Marco: Sono convinto che il Cervino abbia un’energia particolare, speciale. Sono arrivato alla sua croce di vetta tre volte e tutte e tre le volte mi sono emozionato. E non è di certo l’unica montagna che ho scalato! Vorrei che la prossima volta fosse con Alice. È una bella sfacchinata, ma ne vale la pena. 

Questo fine settimana avrei dovuto fare la cresta est del Monviso con due diverse cordate. Entrambe hanno avuto degli impresti di salute e quindi è saltato tutto. Siamo al 13 di settembre e non resta ancora molto tempo per affrontare queste salite senza la presenza di neve. Guardo il meteo per la settimana successiva, sembra essere bello. Ci ragiono un attimo. Scrivo ad Alice: “Settimana prossima Monviso e Cervino. Sono gasato”. Lei mi risponde subito: “Bomba!!!”.

A: Il mio pronostico del “prima o poi lo faremo” si è avverato più presto del previsto. 

Decidiamo di fare prima il Monviso, in preparazione alla lunga salita sul Matterhorn.

Nei giorni che precedono ogni nostra avventura spulcio sempre il web per cercare di capire che cosa vedremo, che tipo di salita e difficoltà ci attenderanno, pensando che questo possa preparami meglio, quanto meno mentalmente. È sempre un’arma a doppio taglio: non si conosce il livello di chi scrive le relazioni, e le foto, dovrei saperlo io meglio di chiunque altro, possono facilmente distorcere la nostra percezione di ripidità, difficoltà ed ambiente più o meno selvaggio. Questa volta non ho fatto nulla di tutto ciò, nessuna ricerca. Non so che cosa abbia fatto scattare in me il Cervino, ma il desiderio di scalarlo e di arrivare in cima era l’unica cosa che volevo e che mi bastava sapere.

M: Andare in montagna a metà settembre ha i suoi pro ed i suoi contro. I pro sono che non c’è nessuno il giro, ed i contro sono una diretta conseguenza dei pro: impianti chiusi e servizio jeep-navetta non disponibile. Avevo detto ad Alice che il Cervino, affrontato dalla parte italiana, la Cresta del Leone, è una salita non estrema ma che richiede un buon allenamento. Ciò che contribuisce ad aumentare l’impegno della salita è la sua lunghezza. 800m fino al rifugio l’Oriondé, fattibili però con la jeep, 1000m fino al bivacco dove si passa la notte, la capanna Carrel, a quota 3835m. Il giorno successivo ci sono 600m di via per raggiungere la vetta a quota 4478m, a cui vanno aggiunti 600m di discesa, delicata tanto quanto la salita se non di più, da affrontare lungo lo stesso percorso dell’ascesa, e altri 1800m fino al parcheggio, a Cervina. Ecco, quegli 800m di dislivello che la jeep poteva evitarci, noi, li faremo a piedi. 

A: Sono gasata. Emozionata. Partiamo a piedi da Cervinia, giusto per renderla ancora più breve. Ma fare fatica piace ad entrambi, siamo sorridenti, e anche carichi come dei muli poiché alla Carrel, oltre ad un materesso e (per fortuna) delle coperte, non c’è nulla. Tutto il necessario te lo devi portare. Acqua, cibo, un ricambio, uno strato in più e, nel dubbio, 10 pasticche di ibuprofeno in caso dovessi patire la quota. Il meteo è cambiato e abbiamo deciso di sfruttare i giorni con le condizioni migliori per fare il Cervino. Al Monviso ci penseremo dopo. 

Salendo verso la Carrel incontriamo varie cordate, una di queste con due ragazzi veneti. Si fermano, scambiamo due parole, sono entusiasti della loro salita. Uno dei due ci saluta dicendo “che bello fare il Cervino con la propria morosa”. Guardo Marco sorridendo, sia con le labbra che con gli occhi. So di doverlo ringraziare per farmi vivere queste avventure, e per di più, insieme. Lui mi dice: “Vedi, questo è l’effetto del Cervino, sei talmente felice della tua salita che vuoi condividerla anche con gli altri”.

Prima della Carrel mettiamo le mani sui famosi canaponi. Di certo non sono una passeggiata di salute, e la quota, davanti ad un passaggio un po’ più fisico, si fa sentire tutta, tanto quanto lo zaino piuttosto pesante.

Al bivacco c’è vento e le nuvole corrono veloci. Nascondono per poi scoprire all’improvviso ciò che si rivela essere una vista strepitosa. Il massiccio del Monte Rosa ad est con le sue nevose creste affilate. Cervinia di fronte a noi subisce l’andirivieni delle nuvole che creano dei giochi di luci ed ombre sui pendii delle piste da sci, ancora erbosi. Taluni mostrano dei colori estivi, altri più in alto si stanno già lasciando abbandonare all’arrivo dell’autunno, con dei rossi saturi dalla luce del tramonto. 

M: Ogni volta penso a quanto siamo fortunati a vivere delle esperienze di questo tipo, a vedere da vicino questi posti. Il tramonto da qui sembra più bello. Il vento è molto forte ma ciò non mi trattiene dallo scattare qualche foto e fare un time lapse. 

Siamo 8 cordate. Mi confronto con le altre guide per l’orario in cui partire, più che altro per non trovarsi attaccati ad altri. Il percorso è obbligato. 

Partiamo alle 5. Non facciamo colazione, attacchiamo subito con “la corda della sveglia”. Il suo nome è la sua stessa presentazione. Tutta la prima parte viene fatta completamente al buio, l’unica luce è quella delle nostre frontali e di una luna quasi piena. Procediamo veloci fino alla gran corda dove, in cima a questa, la via continua piegando nel versante ovest. Qui prendiamo del gran freddo a causa soprattutto del forte vento. Vedo Alice indossare l’ultimo strato a sua disposizione e mettere i copri guanti. Sento il suo respiro affannato mentre la recupero ma nonostante questo non rallenta il suo passo. So che appena raggiungeremo il Pic Tyndall il vento tornerà ad essere più che sopportabile grazie anche al fatto che la via ritorna sul versante meridionale. 

A: sono le 5 del mattino. Non ho dormito molto a causa della quota e ho fatto colazione con due moment. Non si vede nulla. Perfetto dico a me stessa, così non devo neanche stare a pensare a quanti metri di vuoto abbiamo affianco. E poi devo concentrarmi a tirare la famosa corda della sveglia e canaponi vari. Se pensavo di rimanere assopita ancora per un po’, come quelle alpinate dove inizi a camminare al buio lungo il ghiacciaio, lentamente, fino a che non ti rendi conto che è ora di svegliarsi sul serio, beh ecco mi sbagliavo di grosso. Marco mi ha detto che fino al Pic Tyndal il tempo vola, poi da li vedi la cima che ti sembra bella vicina, ma invece manca ancora qualche ora. Aveva ragione, le 2 ore e mezza impiegate fino a li sono volate, ma il freddo che ho preso da dopo la gran corda, quello l’ho sentito tutto. Il vento ha iniziato a battere in maniera prepotente. Un po’ come il mio mal di testa. Passerà anche lui arrivando al Pic Tyndall?

M: mentre guardo Alice avvicinarsi sorge il sole. Mi verrebbe da dire che poche volte ho visto un’alba così bella, anche se mi rendo conto che lo dico ogni volta. Sarà il fascino della montagna, sarà l’ambiente, sarà sapere apprezzare le esperienze, e non le cose. Incito Alice a tirar fuori la macchina fotografica, so che sarà un patimento togliersi i guanti con le mani ghiacciate ma d’altronde, come mi ripete sempre lei ogni volta che vuole che mi fermi per permetterle di scattare delle foto “ogni lasciata è persa”. E poi qui mica ci torniamo. L’ombra del Cervino è enorme. Laggiù in fondo si vede anche il Monte Bianco, con la sua cima tinta di rosa. Siamo arrivati al punto dove la via torna sul versante sud, riposiamo qualche minuto prima di proseguire in conserva fino all’ultimo tratto della salita. La cima si vede, sembra li, ma appunto, sembra.

A: Le albe ti scaldano il cuore, e anche le mani. Spero che la mia piccola compatta riesca a riprodurre con giustizia l’alba di cui siamo appena stati spettatori. Incredibile come concentrarsi su una cosa faccia perdere importanza ad un’altra. Foto vs. vento e freddo. Hanno vinto le foto. 

M: procediamo abbastanza spediti nonostante io continui a filmare. Ci sono delle condizioni ottimali, la roccia è pulita e non c’è traccia di ghiaccio e neve. Alle nostre spalle un dipinto. Alice sorride. Io sono felice. Siamo quasi alla scala Giordan. 

A: non manca molto. Incrociamo le prime tre cordate arrivata in vetta che stanno già scendendo. Due guide di Cervinia e un’altra guida, amica di Marco. Quest’ultimo ci saluta e superandomi mi dice “brava complimenti, dai che ci sei quasi”. Allora la cima è davvero vicina. Inizio ad emozionarmi. Vedo la famosa scala Giordan. Nel frattempo il cielo si è leggermente velato ma a me sembra tutto bellissimo. Inizio a pensare che fino adesso mi sono divertita, che il freddo alle mani (quale freddo?) l’ho già dimenticato e che un sogno che non sapevo di desiderare si sta per avverare. Penso di essere fortunata e che non voglio dare niente per scontato. Guardo Marco uscire dalle rocce e stamparsi contro il cielo. Sono le 9.30 e siamo sulla breve cresta finale, il respiro diventa di nuovo affannato ma questa volta perché mi viene “un po’ da piangere”. 

Un mix di emozione, soddisfazione, gratitudine, felicità e soprattutto condivisione si traducono in lacrime. Anche queste condivise. Siamo in cima al Cervino.

M: Selfie di vetta. Cordata Russolo-Eydallin (+ lacrime) in cima al cervino.

Il cerchio della nostra avventura si è poi chiuso definitivamente al parcheggio di Cervinia tredici ore dopo aver lasciato la Carrel, quella mattina. Ah, e al Monviso, poi, non ci siamo mai arrivati.

3 comments
  1. Siete troppo belli!!!
    Che goduria le vostre avventure verticali.
    Braviii

    • Grazie mille Giovanni, il tuo messaggio ci fa super piacere! Speriamo di vederci in montagna! Buone avventure!!

  2. Marco e Alice, avevo già visto su you tube, molti dei vostri video di scalate. Poi oggi vi ho ritrovato su Instagram e ho scoperto che avete anche una grande capacità di scrittura!! Bravissimi in tutto

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